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A proposito di corsi preparto: il gruppo WhatsApp

Karin, un'amica di Alessandra, in un commento lasciato al precedente post mi ha offerto, a sua insaputa, un assist. A proposito di corsi preparto, una realtà che merita di essere raccontata è WhatsApp e il famigerato gruppo delle ragazze

Sì, perché le future mamme che prendono parte al corso preparto, oltre a diventare buone amiche, creano quasi immediatamente un gruppo per rimanere in contatto. E fin qui nulla da dire. L'aspetto per certi versi inquietante è invece il flusso inarrestabile di messaggi che anima questo stesso gruppo. Personalmente non mi sono mai azzardato a chiedere ad Alessandra il numero di compagne di corso. Ma di certo la scrittura era continua. Alessandra aveva quasi trovato un impiego full time con WhatsApp. Credo che gli stessi ideatori di questo sistema di messaggistica avessero individuato il gruppo per effettuare gli stress test sul sistema informatico. Era un continuo rispondere ai dlon del telefonino con relativo aggiornamento anche fotografico. Io ho sempre simulato di conoscere tutti i nomi delle ragazze del corso preparto. Questo mi consentiva con un semplice cenno del capo e teneri sorrisi di accogliere tutti gli aggiornamenti delle altre gravidanze che Alessandra mi raccontava: dall'avanzamento della gestazione ai regali ricevuti in vista della nascita. 

L'aspetto inquietante era poi la notte.
Come vi dirò in seguito, Alessandra durante la gravidanza soffriva di tanto in tanto di insonnia. In realtà io me ne accorgevo perché sentivo un continuo ticchiettio alle mie spalle. Avendo escluso perdita d'acqua dal soffitto e poltergeist, girandomi lentamente scorgevo una luce azzurra che illuminava il volto di Alessandra. Misteriosamente questi monitor dei telefonini, che di giorno sembrano avere una luminosità fioca, di notte ti riempiono di luce mezza casa. Alle volte quel volto di Alessandra mi faceva anche paura, così come le sue dita... vista la foga della risposte. Lì dovevo fare una scelta: o fingere di non aver sentito nulla e rigirarmi lentamente per non far capire nulla o chiedere: "Amore, tutto ok?". Una domanda ingenua, la mia, che però apriva un universo di possibili risposte con un'unica e identica premessa: "Lo sai che è successo a....".

La situazione è poi degenerata con il periodo delle nascite. Lì hanno cominciato, oltre alla legittima condivisione di foto, ad un universo di ipotesi e teorie sull'allattamento, sul cibo, sulle abitudini e sul sonno del neonato. E il gruppo continua...

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