Ho appena letto un articolo condiviso su facebook: "Qui i bambini non possono entrare": prende piede la tendenza 'no kids'. In pratica tra i criteri di selezione della clientela di ristoranti e hotel c'è il non avere marmocchi al seguito. Qualche anno fa alcuni imprenditori furbastri hanno cominciato a inserire un bel "Vietato l'ingresso ai bambini". Nell'articolo ci sono passaggi assai curiosi, fuori dalle virgolette, che mi hanno messo tristezza e un pizzico di rabbia. Parlando di alberghi, si legge ad esempio:
Posti bellissimi, che con la postilla "no kids" garantiscono ai clienti il valore aggiunto di un soggiorno all'insegna della pace e del relax.
Sono papà e quindi di parte, direte voi. Ma anche quando non era arrivata nella mia vita Rosa Maria, trovavo la vivacità dei bimbi un qualcosa di straordinariamente bello. Il loro correre, giocare, immaginare. E anche lo schiamazzare, sì. Erano un modo per riportarmi con i piedi per terra, alla parte più vera. Personalmente preferisco urla, sorrisi e schiamazzi di bambini al tintinnare di bicchieri di vino, sciocche risate e atmosfere colme di ipocrisia. Purtroppo il nostro è un tempo assai difficile. C'è un'economia che gode sulle solitudini. E non mi riferisco soltanto al tema dell'aver figli per stare allegri. Prendete questo post così, come uno sfogo immediato. Scritto di fretta al telefonino.... Ne parleremo in seguito con più calma.
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