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La prima febbre e la forza della famiglia

C'è la febbre post vaccino. A questa vieni preparato con largo anticipo da moglie, pediatra e "vaccinatore". "Può verificarsi... come può non verificarsi", così ci è stato ripetuto puntualmente ad ogni vaccino o richiamo di vaccino. Intanto tu sai che c'è questa possibilità e che soprattutto devi stare tranquillo perché è tutto previsto. C'è poi la febbre per le famigerate malattie esantematiche. E anche qui sei in qualche modo già avvisato da moglie, parenti, amici, fruttivendoli, macellai, panettieri e persone appena conosciute in coda alla cassa che sono in grado di elencarti manifestazioni cutanee, fase di incubazione e tutti gli altri sintomi. Ad ogni modo: sai che 'sta febbre arriverà e che passerà. E te ne fai una ragione. Ma c'è quella febbre improvvisa, non legata a nessuna delle precedenti ragioni, che colpisce la tua piccola creatura e che annienta ogni tua sicurezza. La mente si annebbia e non riesci a trovare alcun tipo di spiegazione. Un colpo d'aria, un contagio, un raffreddore...? Perché mai?
Ti interroghi - in silenzio - sulle possibili ragioni, vedendo quel corpicino caldo cercare calore. E ti senti pure in colpa. Cosa potevo fare che non ho fatto? A cosa non sono stato attento? Ecco, proprio in questo esatto momento, deve venire fuori il papà coraggioso e che infonde fiducia al resto della famiglia... ma perché deve venire fuori il papà coraggioso e che infonde fiducia? Parafrasando Nanni Moretti, a me... chi me la dà la fiducia? Non mi sono dato una risposta e ho fatto ricorso al mio essere clown. Strappare qualche sorriso aiuta sempre. Ma eccomi, comunque, qui, al quarto giorno di isolamento dal mondo, con il seguente bilancio familiare: Alessandra ko con raffreddore e influenza, io con raffreddore e influenza, Rosa Maria pimpante e, soprattutto, guarita. Solo qualche strascico di raffreddore... 
Questa prima febbre di Rosa Maria - non legata a vaccini e malattie esantematiche -, mi ha permesso di fare i conti con le mie debolezze e con la mia forza. Forza che ha un nome: Alessandra. Queste notti sono state per lo più insonni. Il pianto intermittente e la quasi impossibilità di cogliere l'origine del malessere di mia figlia, mi hanno fatto comprendere limiti incredibili: vorresti poter essere d'aiuto, ma ti accorgi alla fine che nessuna cura è più potente dell'abbraccio di una mamma. Rosa Maria ha passato ore e ore stretta al petto di Alessandra che a sua volta vegliava su di lei amorevole. Un'immagine straordinaria
Quante cose dobbiamo imparare noi papà, a partire dall'apprezzare veramente il dono che abbiamo accanto e che spesso diamo per scontato... Grazie Ale!

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