Per la serie: "To be or not to be, that is the question". Mi scuso per avere scomodato il grande Guglielmo, noto ai più come William Shakespeare, ma l'incipit è d'obbligo tanto quanto una delle questioni principali che si affrontano prima del grande momento: parto naturale o parto cesareo? Questa è una di quelle domande cui noi maschietti non sapremo mai come rispondere. Perché ogni risposta potrà essere usata contro di noi senza possibilità di appello. Partiamo da una premessa importante. Quel passo biblico: con dolore partorirai figli... non è sceso giù a nessuna delle discendenti di Eva. Oggi con l'evoluzione della chirurgia, un bel parto cesareo non lo si dovrebbe negare a nessuno. Almeno secondo una buona parte di donne che propende per l'operazione. Questo tuttavia si scontra con le politiche economiche e di risparmio di ospedali e cliniche che quindi spingono (è il caso di dire) al parto naturale. Ed è in questi momenti che l'uomo deve mantenere equilibrio, serenità e una buona dose di autocontrollo. Ci si confronta, infatti, con una serie di conseguenze inaspettate e inimmaginabili. La scelta del "naturale" potrebbe portarvi dritto dritto in sala parto per assistere la vostra amata moglie. Ma una volta dentro potreste anche cominciare a contemplare l'ipotesi che una forza aliena si sia impossessata di lei. Ma andiamo con ordine.
Spesso il momento più drammatico lo si vive a poche settimane dal concepimento, quando il ginecologo sorridendo (non so perché ma in quella risate leggo un po' di perfidia nei confronti di noi maschietti) dice: "Non ci sono problemi, possiamo procedere con il parto naturale". In quel momento, vostra moglie si volterà velocemente verso di voi per incontrare il vostro sguardo e chiedere il vostro sostegno. Sì perché lei è più che intenzionata a rilanciare sul parto cesareo. Ma voi siete altrove. Il vostro sguardo scruta le pupille del ginecologo per non incrociare altro. Allora avviene il rilancio. "Ma non è possibile il cesareo?", chiederà vostra moglie. A quel punto evitate ogni segnale di avvicinamento o affetto. Una pacca, la mano sulla sua gamba o braccio... sarà un gesto letto come un segno di compassione. Lei si sentirà ancora più isolata perché sa che voi state comunque dalla parte opposta alla sua. Senza chiedervi nulla. Il ginecologo, dal canto suo, si mostrerà irremovibile e al rilancio di vostra moglie socchiuderà gli occhi e replicherà che: si può fare il parto naturale, deve stare tranquilla. Già la tranquillità... mai concetto diventerà più esotico di questo nei giorni a venire.
Una volta terminata la visita occorre impegnare la mente e la bocca in mille altri argomenti. Che ne so: andiamo a comprare altri duecento body per la bambina? Facciamo un giro per 342 negozi di abbigliamento per bimbi? Vediamo se ci sono delle offerte per prendere altre 822 tutine? Vi costerà fatica - e denaro - ma l'importante è: non parlate di parto. Nulla. Occorre evitare la fatidica domanda: "Tu che ne pensi?". Se ciò dovesse avvenire la prima exit strategy è fingere uno svenimento. La seconda, guardarsi attorno spaesato e dirle a voce alta: "¡NO HABLO TU IDIOMA!". La terza, se non siete in grado di interpretare alcun ruolo, è rispondere candidamente. Ma attenti: appena direte che tutto andrà per il meglio... vi sentirete rispondere: tanto non partorisci tu. Ma anche se le dite che il ginecologo ha sbagliato, lei risponderà: sì, ma tanto a te che frega, partorisco io non tu... E guai a dire che non si fanno più tanti parti naturali, perché vi accorgerete che non conoscete tutte le amiche, cugine e parenti di vostra moglie. Sì, perché Sara, Nicoletta, Carla, Danila, Maria, Manuela, Serena... tutte hanno fatto parto cesareo.
Soluzione è quindi concentrarsi, guardare davanti a sé e canticchiare: jay guru deva om... niente può cambiare il mio mondo :-)
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