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VIDEO. Un promemoria di libertà

Non ho mai amato le costrizioni. Sin da quando ero piccolo. Ho dei ricordi anche molto nitidi. Il "si fa così e basta" non mi andava bene. Chiedevo sempre il perché. Ma non perché mi rifiutassi di fare quella determinata cosa... L'imposizione senza spiegazione era per me una "suvicchiaria", una prepotenza. E come tale la vivevo. Una sorta di ingiustizia. O facevo quindi resistenza, più o meno passiva, o mi chiudevo nel silenzio. I miei avevano capito il caratterino e cercavano sempre di dialogare. Le diffoltà maggiori le riscontravo nell'ambiente scolastico. In particolare le elementari sono state per me una tortura. Soprattutto durante i periodi in cui la maestra titolare mancava e c'erano apprendiste supplenti al suo posto. C'era una serie intinterrotta di imposizioni, di silenzi, di obblighi. Pochi dialoghi. E così quella mia voglia di disegnare, dialogare, vivere veniva contenuta nella distanza tra la sedia e il banco. Le supplenti vedevano in quel mio chiedere il "perché" un pretesto per non far nulla. Ma così non era.


Oggi mi accorgo che questo carattere lo ha in parte ereditato la piccola Rosa Maria. E sia io che Alessandra cerchiamo di metterci sempre in dialogo con lei. E funziona. Ci accorgiamo anche che più ci apriamo alle sue richieste, più scorgiamo i suoi desideri. Sono tanti e spesso così piccoli che basta davvero poco per renderla felice. Guardando il video che trovate sotto, sono tornato indietro nel tempo. Mi sono in parte rivisto. Ed è stato anche un utilissimo promemoria. 

Il lavoro, specialmente a noi maschietti, spesso logora. Non che lo stesso non accada per le nostre care mogli... ma diciamocelo senza troppi giri di parole: la nostra asticella di sopportazione delle tristezze è molto sensibile. E quindi quando qualcosa ci fa male, ce ne lamentiamo subito o cadiamo facilmente in un silenzioso stato di sofferenza. E', quindi, un bene - di tanto in tanto - prendere tra le mani il nostro violino immaginario e far ballare i nostri piccoli e la parte più piccola che c'è in noi. Per riprendere colore. E respirare di nuovo la vita.


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