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La prima visita dal pediatra e l'animo ispanico


In sala d'attesa Alessandra controlla tutti i documenti

Sono passati dieci giorni dalla nascita e Matilde Maria vive le sue giornate in perfetta simbiosi con Alessandra. Sta tra le sue braccia per l'allattamento al seno, per dormire, per stare sveglia, per piangere, per ridere, per l'allattamento al seno, per dormire, per l'allattamento al seno, per piangere, per l'allattamento al seno, per dormire, per stare sveglia e ancora per l'allattamento al seno, per piangere (ogni tanto anche Alessandra, piange per lo sfinimento)... insomma, Matilde e Alessandra sono ormai una entitĂ  unica. Se non fosse per gli abiti diversi, alle volte neanche le distinguerei.
Oggi è arrivato il momento fatidico della prima visita dal pediatra, lo stesso di Rosa Maria. Da quasi quattro anni siamo seguiti da lui in modo ineccepibile e, quindi, ci fidiamo davvero tanto. Ma il timore della prima visita resta sempre. Ci sono tutti i valori da considerare: la percentuale di crescita, l'altezza, il peso, il raffronto con il calo fisiologico... Insomma un vero e proprio esame. 
Arriviamo puntuali. 
Alessandra dĂ  uno sguardo ai documenti di Matilde. Parla a voce bassa ripassando tutte le cose da chiedere. L'ammiro. Sistema tutto in raccoglitori plastificati. Un raccoglitore per ogni cosa. Grazie a lei - scusate la digressione - siamo riusciti a ottenere rimborsi o assistenza di prodotti acquistati anni prima. 
Matilde stranamente sta in silenzio dentro il cestone. Forse ha capito... e forse, come il padre, è ipocondriaca e sa già dentro di sè cosa la sta aspettando. Alle ore 9 e 7 minuti arriva il nostro turno. Scambio di saluti e di battute con il dottore. E si comincia con l'anamnesi
La situazione che si viene a creare richiama il clima di un esame universitario misto a interrogatorio in questura. 



Le domande sono continue. Parto, tipologia, tempo... Alessandra è preparatissima. Io, a malapena, so l'orario di nascita. Lei si ricorda la data delle settimane e dei giorni di gravidanza con una precisione che mi disorienta. Ad un certo punto il medico chiede il mio codice fiscale per il modulo sulla privacy... io sono smarrito. Cosa mi sono perso? PerchĂ©  dopo quella la raffica di domande siamo arrivati al mio codice fiscale. Su cosa mi ero concentrato di così inutile da perdere il filo del discorso... Bene, dimentico la mia identitĂ . "No hablo tu idioma", avrei voluto rispondere. Ma sto in silenzio. Balbetto un "il mio cod..." e per fortuna viene in soccorso Alessandra. Compila lei il modulo. 
Comincia la visita. Il peso: evvai è aumentato. L'altezza: evvai è aumentata... si passa alle anche. Visita in silenzio. Guardo con la coda dell'occhio i movimenti del medico. Il mio capo è chino sul pavimento. Dopo cinque minuti di silenzio suo e blocco cardiocircolatorio mio, afferma: tutto bene. Stesso copione per la visita al cuoricino, al petto o alle spalle. Dopo questi tre infarti consecutivi da me subiti, a cambiare decisamente il clima, ci pensa la nostra piccola Matilde che si lascia andare ad una sinfonia di bisogni fisiologici. Non solo olfattiva.
E' irrefrenabile. Alessandra cede e scoppia a ridere. Io smarrito non so se far riprendere prima Alessandra o cercare di placare la furia di mia figlia che come una mitragliatrice impazzita dà il meglio di sé. Il pediatra riesce abilmente a dominare la situazione spostandosi con abilità da una parte all'altra. Sono contrario alle Corride, ma i movimenti del medico mi hanno ricordato tanto l'esibizione dei toreri.


La visita continua. Controlliamo orecchie, occhi... tutto bene, ringraziando Dio. Si compilano gli ultimi documenti. E siamo davanti al fatidico momento: la curva di crescita. Il nostro pediatra comincia a fare una serie di calcoli. Io in aritmetica non sono mai stato un praticante. Ci credo... o meglio, posso dirmi un agnostico delle scienze matematiche
In ogni caso, cerco di stare dietro al discorso. Si mettono a confronto i dati relativi all'allattamento al seno e quelli dell'allattamento con latte artificiale. Si parla di grammi. Poi divide il tutto per i giorni. Poi si moltiplica qualcosa per i giorni che sono trascorsi dal parto. Poi prende il peso iniziale, anzi no, quello delle dimissioni, ovvero il famigerato calo fisiologico. Ho scoperto in questa occasione che Matilde aveva perso in due giorni duecento grammi. Guardo Alessandra cercando conforto. Lei ne capisce piĂą di me in termini di calo fisiologico. E' tranquilla. Io no. Mi interrogo se tutti i numeri che mi ero appuntato all'inizio (peso, altezza...) erano piĂą alti o piĂą bassi. Mannaggia a me che avevo detto evvai prima. Dimentico tutto ma ricordo in quel momento il mio codice fiscale. Ormai non è piĂą il mio tempo. Torno a pensare in spagnolo mentre un gruppo di marachi suona nella mia testa Cielito Lindo



"La bambina cresce e anche bene. Di questo passo prendiamo un chilo e mezzo al mese", dice sorridendo il nostro pediatra. Io sorrido. Alessandra è felice. Matilde riprende il suo allattamento. Insomma è andata. Mentre salgo in auto il cestone penso a chi me lo doveva dire che ogni figlio comporta paure, timori, gioie e scoperte sempre nuove... A poco serve l'esperienza in questi casi.
Un'avventura straordinaria quella della vita e dell'essere famiglia. Doni che spesso ci rifiutiamo di accogliere o vivere per paura di non arrivarci o di non essere in grado. Una sfida che forse è il caso di raccogliere al volo. Alla faccia di tutte le paure e di tutte le prese di coscienze collettive. Alla prossima.

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2 Commenti

  1. Complimenti, bellissimo racconto CLAP CLAP CLAP
    Ho riso con le lacrime.

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  2. Abbiamo scoperto per caso questo blog. Bravo, continua così. Ci divertiamo da morire con mio marito che ti somiglia parecchio :-)

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