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VIDEO. La ninna nanna pacifista delle mie figlie... hippy


Sono le 22.38. Le mie piccoline - moglie inclusa - dormono beatamente. Io sono da solo in soggiorno. Ho appena finito di sistemare casa e mi godo la luce soffusa del lume e il silenzio che domina sul mio quartiere. Al di là della finestra osservo la gente che, man mano, va spegnendo casa. Seguo la loro avanzata verso la camera da letto. Li immagino andare a nanna. Chi magari è stanco per una giornata di duro lavoro e chi, invece, il lavoro lo cerca. Chi è "nato stanco" e si guarda la tv a letto e chi continua ad occuparsi delle faccende domestiche.
Spesso nella confusione e nel tran tran quotidiano passano di mente tante cose. Altre le si danno per scontate. In realtà molto intorno a noi è dono. Per il lavoro che faccio giro tanto e incontro diverse persone. E' lì, nel confronto e nello scambio di parole e sguardi, che ti rendi conto di quanto bene siamo circondati. E il mio grazie va a Dio.
Ma torniamo al nostro diario di famiglia. Stasera abbiamo ricevuto una lettera in cui nello spazio del destinatario compariva il nome di Matilde. Non era il fidanzato (fiuuu) ma lo Stato (ahhhhhh). Sì, ci è arrivato con una puntualità Svizzera il codice fiscale. Non vi nascondo che mi ha emozionato questa cosa. Leggere il nome di questo esserino minuscolo in una lettera mi ha dato l'idea di come si sia allargata la mia famiglia. Siamo in quattro... che cosa meravigliosa.


Oggi, tuttavia, non mi voglio soffermare su questa lettera - cosa possiamo dire attorno ad un codice fiscale? - ma su un altro aspetto per nulla secondario. Le ninna nanne. Come già scritto in più occasioni, amo la musica. Quindi spesso invento la ninna nanna. Sia la parte musicale che quella legata alle parole. Sono delle vere e proprie jam session creative che prendono forma in rime e strofe davvero improbabili e dai risvolti anche horror.

Bi e Bo
Bi e Bo 
La mia bimba a chi la do?
La darò all'orso nero 
che la mangia per intero...
La darò in pasto al lupo 
che la mangia in un dirupo

Mentre canticchio sorrido... Mi perdoneranno le mie figlie appena cresceranno? Non lo so, ma intanto vado avanti confidando nel loro buon cuore. Sia Rosa che Matilde hanno sperimentato il potere calmante del mio braccio. Una sorta di magnetismo le tiene ancorate con il pancino all'ingiù. Fame, colichette, ruttino... chi più ne ha più ne metta. Tutto sul braccio di papà passa miracolosamente e anche in fretta. Alle volte, tuttavia, per evitare di rimanere con il braccio paralizzato per la postura fissa bisogna fare in modo che l'aver placato il pianto della piccolina muti presto in sonno profondo. Questo mi consente di rimettere quel batuffolino nel cestone o nella culletta.
Come addormentarle?
Io ho sperimentato già con Rosa We shall overcome, una canzone di protesta pacifista che è diventato un inno del movimento per i diritti civili negli Stati Uniti d'America.
I lavoratori agricoli cantarono la canzone in spagnolo durante gli scioperi e i boicottaggi della vendemmia alla fine degli anni '60. La versione galiziana "Venceremos nós" è stata l'inno del movimento studentesco contro la dittatura all'Università di Santiago di Compostela negli anni 1967-68. La canzone fu poi utilizzata anche in Sudafrica durante gli ultimi anni del movimento anti-apartheid. In India, la traduzione letterale in hindi "Hum Honge Kaamyab / Ek Din" divenne una canzone patriottica negli anni '80 e cantata ancora oggi. (da wikipedia)
Posso dire che, al di là di tutto, questa canzone le calma. Non so quali effetti sortirà poi a livello inconscio. So che le cose belle possono portare solo bellezza. E in questo mondo affollato di brutture spero che possano le mie figlie, insieme ad altre persone di buona volontà, riportare luce e armonia. Perché, cara Rosa e Matilde, noi vinceremo un giorno. Oh, in fondo al mio cuore io ci credo (fermamente). Noi vinceremo un giorno...

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